Non voglio scrivere degli effetti benefici dello shiatsu sul corpo di chi danza: questo è ovvio, indiscutibile; né di quanto possa essere gratificante fare pressioni e stiramenti su chi il corpo lo conosce e lo usa molto: lo tira, lo ruota, lo allunga, lo torce, lo fa girare, saltare, rotolare, tendersi leggero verso il cielo o radicarsi pesante sulla terra. Fare shiatsu su un danzatore è come fare shiatsu con l’amplificatore, si sente meglio e tutto, si sente la musica addosso: pelle, muscoli, tendini e articolazioni reagiscono pronti e ringraziano perché dopo tanti sforzi c’è qualcuno che si occupa di loro, li riporta a casa, verso il centro, verso l’unità, a riposo.
Voglio piuttosto scrivere che shiatsu è danza a tutti gli effetti: è il ballo tribale di due animali che danzano al ritmo della natura, è il movimento lento e sensuale di due tangueri appassionati, è il minuetto di piccoli passi precisi e studiati, è la ballerina sulle punte che sfiora l’aria e cerca la linea perfetta, è il vortice frenetico del ballo caraibico, il molleggiamento e le onde dell’ hip hop, è la vertigine ipnotica e spirituale dei dervisci rotanti.
Lo shiatsu ha in comune con la danza la maggior parte delle sue caratteristiche distintive: il flusso e il movimento, la coordinazione, il ritmo, la bellezza e la grazia del gesto, la precisione della tecnica, l’utilizzo attento dello spazio e del tempo, l’allenamento e la pratica costante, la creatività del momento unita all’esperienza e alla conoscenza degli strumenti.
L’unica differenza è che quando si fa shiatsu (e non autoshiatsu) si danza sempre in due: lo shiatsu è un ballo di coppia, dove ukè e torì guidano e si fanno guidare a vicenda, alla ricerca della giusta pressione, del giusto tocco, della tecnica che apre lo tsubo, che fa fluire il ki, che disperde un jitsu o tonifica un kyo.
Pina Bausch usava dire: “Dance dance otherwise we are lost” e allora facciamo shiatsu come se danzassimo, entriamo in contatto col nostro ukè, respiriamo insieme, fluttiamo con lui come su una pista da ballo, non perdiamo il ritmo, creiamo la nostra musica, seguiamo il ki come se fosse un maestro di movimento che ci prende per mano e ci insegna a fluire, tocchiamo, avvolgiamo, volteggiamo e ondeggiamo, altrimenti ci perdiamo.