Secondo la definizione di Swami Satyananda, il mantra è uno strumento (nel tantrismo) per espandere e liberare la coscienza.
Problema: come fare a rendere un mantra veramente potente?
Ognuno avrà da dire la sua a proposito. Per quanto mi riguarda l'utilizzo dei mantra è una delle direzioni che più ho indagato e praticato negli anni. Ho spesso ricavato, grazie alla pratica dei mantra, grande forza, e momenti speciali di comunione ed assorbimento. Per questo motivo, in questa sede, non posso che, per una questione di rispetto, limitarmi ad elencare alcuni percorsi possibili di approfondimento, che ognuno avrà modo di fare propri, seguendo il proprio personale carisma.
FARE BENE UN MANTRA
Non esiste una regola assoluta. Esistono diverse scuole che mettono l'accento sul dove e come far risuonare o no un mantra. È bene qui ricordare che le cosiddette "vocali" sono suoni liberi, ovvero emissioni senza ostacoli, mentre le "consonanti", vengono prodotte modificando il suono vocalico a vario modo ed utilizzando: labbra, glottide, denti, lingua, naso, palato, ecc... È interessante notare come le vocali siano le stesse in tutte le lingue del mondo, mentre sono le consonanti che rendono gli idiomi differenti. Per questo motivo nello Shinto si afferma che le vocali sono i suoni del Padre (il Padre è uno), mentre le consonanti sono i suoni dei figli (tanti e differenti).
Nello Yoga possiamo citare le differenze tra i mantra ariani e quelli dravidici (passatemi la semplificazione), dove, per fare un esempio con il pranava OM, si usano le labbra aperte e chiuse (a mo' di pesce rosso, direbbero ironicamente gli indiani originari del Sud) per produrre la M, oppure la apertura e chiusura della glottide, mantenendo quindi le labbra distanziate (la cosiddetta nasalizzazione, ONG).
I TRE MODI
Il mantra può essere emesso ad alta voce, sussurrato o solo pensato.
Si dice che l'ultimo sia il più potente tra i tre. In effetti se ti urlo addosso che ti odio, ha una sua forza. Se lo dico tra me e me sussurrandolo, ha una valenza già più inquietante. Pensarlo intensamente in silenzio, assume il tono di una condanna inappellabile. Tanto per fare un esempio in negativo che rende bene l'idea. Il tutto però vale e ha senso soprattutto in positivo. E i mantra hanno sempre contenuti positivi, altrimenti sono maledizioni. In verità esiste un quarto modo che prevede una conoscenza molto più profonda e che prevede l'utilizzo dello Shabda, il suono senza suono, ma su questo poco si può dire e molto si deve fare, a patto di avere un Maestro che trasmetta tale conoscenza.
COME FARLI MALE
È semplice: quale è la fonte della sofferenza secondo lo Yoga? Avidya. E quindi un mantra fatto male è un mantra ripetuto in modo meccanico, senza consapevolezza e partecipazione.
Siamo tutti esperti di mantra inconsapevoli. Quante volte borbottiamo negatività tra di noi? Ecco vedi, va sempre a finire così... Non sei capace... Il mondo è uno schifo... Non ce la fai...
TANTI TIPI DI MANTRA
Preghiere, mantra seme (bija), frasi o parole di senso compiuto o di nessun significato letterale ma di valenza puramente energetica. Tante sono le possibilità. Quando il mantra è una parola di senso compiuto, si pone però il problema della traduzione: va tradotto, va conosciuto il significato, oppure no? Se mi affido unicamente alla vibrazione, mi concentrerò unicamente sulla vibrazione (ed i suoi effetti). Se ne conosco il significato, potrei arricchire la pratica ma anche essere distratto. Preferisco non esprimere il mio parere per non influenzare il lettore.
TAPAS E MANTRA
Nel cercare la massima partecipazione ed ardore durante l'esecuzione del mantra si possono utilizzare diversi metodi, anche se, a mio parere, se un mantra non mi cattura da subito, o non fa per me quel mantra, o non fanno per me i mantra in assoluto.
Ad ogni modo il sentimento è importante. Preghiere ed invocazioni che scaturiscono spontaneamente ed emotivamente nel momento del bisogno sono sempre potenti. Ma anche se decidiamo con scienza e coscienza di eseguire un mantra, possiamo partecipare con tutto l'ardore. L'ardore non proviene esclusivamente da improvvisi moti dell'anima. In verità il mantra andrebbe assegnato dal Maestro, ed è operazione alquanto pericolosa. Quindi da un vero Maestro perché i mantra sono molto potenti. Diciamo che possiamo comunque usare i mantra tradizionali con una certa tranquillità, mentre quelli personali richiedono un Maestro.
LE RIPETIZIONI
Il mantra può essere ripetuto lungamente in vario modo. In gruppo si può procedere in ordine sparso (ognuno va alla propria velocità e segue la propria intonazione) o in sincrono (di tempo e/o tono). Si può andare avanti per un tempo definito o fino all'arrivo di un comando da parte del conduttore. A volte si va avanti fino a quando il mantra finisce da sé (ogni persona del gruppo contemporaneamente termina).
Il mantra può essere cantato. Ci può essere un accompagnamento musicale semplice o complesso.
Il mantra può essere pensato e preparato con grande partecipazione e concentrazione per essere poi emesso una sola singola volta con grande intensità.
IL CONTESTO ED I SUPPORTI
Il mantra può far parte di un kriya, pensato od emesso durante un asana (classico esempio sono i mantra associati al Suryanamaskar), od una pratica di guarigione. Può far parte di un rito (ma a mio avviso ogni sessione di Yoga lo è). Può essere un mantra di battaglia che distrugge il nemico, a livello strategico o tattico. Indirizzato contro un esercito o limitato ad un colpo durante un combattimento individuale (tipo kiai delle arti marziali).
Può essere accompagnato da supporti visivi esterni o interni (Yantra, Mandala, immagini mentali).
Integrato ed interpretato da movimenti del corpo o delle mani (mudra, kriya).
TUTTO INIZIA CON UN MANTRA
Si nasce con urlo. Il mondo si crea a fronte di un comando verbale perentorio: "Sia la luce!" (la forma), "All'inizio era il Verbo" (il Principio). Il Big Bang è un grande suono. Una coppia nasce ufficialmente quando entrambi pronunciano il fatidico "Sì!".
E LA FINE?
Esiste il mantra della fine? O si esce di scena in silenzio? Alcuni maestri dimostrano la loro consapevolezza urlando con l'ultima esalazione, in modo simmetrico a quando sono nati. Ma esiste un mantra per celebrare una chiusura? Sono le preghiere tibetane del Bar-Do, una celebrazione della fine o delle indicazioni all'anima per scegliere bene il nuovo inizio? Le preghiere del Rosario che si recitano per i defunti, celebrano la fine di una vita, ricordano a tutti gli officianti la loro destinazione ultima, o inaugurano la nuova vita di tutti i parenti, amici e conoscenti del defunto, che dovranno continuare a vivere senza la sua presenza fisica?
Il Mantra Yoga è soprattutto la ricerca di una fine. La fine della condizione ordinaria dell'uomo, trascendendo gli aspetti individuali e ricercando quelli cosmici. È lo Yoga del super-uomo, nel senso di una via per liberarci dalla condizione umana limitata del Creato e ritrovare la sua verità di Essere Divino e Immenso.
Daniele Arnaldo Giorcelli