È una vera e propria Babele quella che ci si trova di fronte quando si vuole leggere un libro sullo Yoga e si prova a dare un’occhiata in libreria. Prima di fornire un arido elenco di testi di riferimento, può dunque essere utile una premessa.

In tempi remoti, ma neanche troppo, scrivere era un processo del tutto differente da quello attuale. Prima di scrivere bisognava anche pensare, non bastava agitare le dita su una tastiera. Non c’era l’attuale incontinenza. Non importa se dette o scritte, le parole avevano una certo valore. Veniva messa cura e attenzione nel dirle e nello scriverle così come nell’ascoltarle e nel leggerle.

Ora è fin troppo facile scrivere per cui lo si fa con molta superficialità. Siamo assediati da centinaia di e-mail, disturbati dalla volgarità dello spam, inariditi dalla sciatteria dei continui sms. Si stampano migliaia di libri e riviste con lo scopo dichiarato di vendere. Si considera importante un libro che diventa best seller, in testa alle classifiche di vendita, non per le migliori idee contenute. L’essere umano diventato in questo periodo un facente umano, non ha più il tempo e l’attenzione necessari per godersi la riflessione che la lettura di un buon libro richiede.

Diventa così sempre più difficile saper leggere i testi classici che risultano ostici per nuovi motivi rispetto al passato. I libri sacri sono sempre stati scritti volutamente in modo criptico, a volte perché riservati ad un pubblico di iniziati, più spesso perché sono strumenti di evoluzione personale che costringono il lettore a grossi sforzi di introspezione e interpretazione per poter aumentare la propria consapevolezza. Ora a tali irrinunciabili, giusti ostacoli si aggiunge una predisposizione mentale alla velocità che mal si adatta ad una lettura profonda.

I pensieri che facciamo sono sempre più corti e numerosi, riusciamo a sostenere per poco tempo una profonda concentrazione. Siamo sempre più nervosi. Ma nell’accostarsi alla Tradizione si richiede la capacità di mantenere a lungo un pensiero (uno solo) per svilupparlo appieno, così come in modo analogo nello Yoga si mantiene a lungo una posizione del corpo per produrre effetti profondi su corpo e mente.

A fronte di quanto appena sostenuto, e rimanendo nell’ambito Yoga, è veramente persona rara chi si dedica con passione e profitto alla lettura di pilastri quali la Bhagavad Gita, le Upanishad, gli Yogasutra di Patanjali o i molti testi tantrici.
In genere chi pratica Yoga legge poco di Yoga, e quando lo fa comunque usufruisce soprattutto della manualistica disponibile; ma anche quando ben fatta, non può rimanere l’unico riferimento.

In sintesi, il mio consiglio è di procedere nelle letture per gradi di difficoltà successivi, non disdegnando comunque di abbeverarsi da subito con una certa frequenza ai testi sacri, senza farsi scoraggiare dalla loro complessità.

Tanto per tradurre in pratica quanto espresso propongo una suddivisione per difficoltà di lettura e comprensione (due cose differenti):

1. libri divulgativi

2. libri tecnici, manualistica (tipicamente su asana, pranayama e meditazione)

3. saggistica di studiosi e praticanti dotti e nel solco della Tradizione

4. commenti di grandi Maestri ai testi sacri
(a volte considerati essi stessi molto vicini per qualità e importanza ai testi sacri)

5. testi sacri o comunque considerati classici e fondamentali

A questo punto proverò a stilare un brevissimo elenco a titolo puramente indicativo, lasciando al Lettore ed allo studioso il gusto di tracciare da sé il proprio percorso.

Buon viaggio,
Daniele Arnaldo Giorcelli

gruppo 1 (esempio autori):
Stefano Piano

gruppo 2 (esempio autori):
André Van Lysebeth, Swami Satyananda Saraswati

gruppo 3 (esempio autori):
René Guenon, Julius Evola, Mircea Eliade, Alain Danielou,
Giuliano Kremmerz, Arthur Avalon, Ananda Coomaraswamy

gruppo 4 (esempio autori):
Vyasa, Shankara, etc.

I commentatori si sono avvicendati nei secoli e sono quindi veramente molti; qui sono citati due tra i più famosi; la loro importanza è stata riconosciuta nel tempo (come quella di molti altri) e sta nel fatto che un testo sacro può essere “tradotto” in una lingua più povera per facilitarne la lettura o per l’appunto essere “commentato” in modi molto differenti, fino ad ottenere interpretazioni anche opposte o complementari; un esempio di commentatore contemporaneo dissacrante e decisamente originale è il famoso Osho che cito proprio perché si discosta in modo a volte quasi paradossale dalle interpretazioni classiche. Lui non ha scritto nulla, i libri pubblicati sono trascrizioni dei suoi discorsi, ma di fatto sono veri e propri commenti ai testi sacri.

gruppo 5 (esempio titoli):
Mahabharata, Yogasutra,Veda, Upanishad,
Hathayogapradipika, Gherandasamhita, Vijnanabhairava