In ogni momento facciamo delle scelte. Grandi e piccole. E medie. Di alcune neanche ci rendiamo conto, sono inconsce, il cosiddetto pilota automatico. Ed è una bella comodità perché se ogni volta dovessimo seguire con attenzione ogni movimento, ogni azione fisica e mentale non avremmo molto altro spazio per prendere decisioni più importanti.
Ci sono decisioni più importanti che richiedono la nostra massima attenzione e che a volte non ci fanno neanche dormire la notte. E ci sono quelle medie, nel senso che a volte ci facciamo attenzione a volte no, dipende da quanta energia abbiamo o da quanto siamo immersi in altri pensieri. Scegliere una strada per andare al lavoro o fare la solita, scegliere un ristorante con attenzione o prendere il primo che capita, scegliere un capo di abbigliamento invece di un altro, scegliere di usare delle parole o prendere quelle vengono, eccetera eccetera.

Fin qui tutto chiaro? Bene, seguitemi.
In genere ognuno di noi per comodità tende a catalogare le persone in molti modi (e viene quindi catalogato a sua volta). Ci sono i belli, gli irascibili, quelli da tenersi buoni, gli stupidi, quelli impegnati politicamente, i simpatici, i credenti, quelli che non si capisce bene se ci sono o ci fanno, i malati, gli sportivi, i noiosi, i ricchi, i nulla facenti, i troppo facenti e così via.
Si può andare avanti molto a lungo come in una canzone di Enzo Jannacci o di Rino Gaetano ad elencare le infinite tipologie di persone che ci aiutano a ricordarle e a distinguerle (“quelli che...”, “c’è chi...”).

Esistono però tre etichette molto interessanti che a volte ci vengono affibbiate perché di fronte alle scelte reagiamo sempre nello stesso modo.
Reagisci d’impulso senza pensarci su? Sei un istintivo.
Decidi dopo attente analisi e “indagini di mercato”? Valuti sempre logicamente pro e contro? Bene, sei un razionale.
Oppure se dopo che hai logicamente selezionato la via più opportuna sei irresistibilmente attratto da un’altra strada e vai “dove ti porta il cuore” ebbene, sei un emotivo.
Vi siete riconosciuti? Sì, magari non vi comportate sempre in un modo, ma di sicuro uno è il più frequente.
C’é una base fisiologica per questi comportamenti che deriva da come è strutturato il nostro cervello, ovvero a strati, con compiti specializzati.
Fin dai tempi più antichi si è riconosciuta questa articolazione del pensiero che viene ulteriormente arricchita dalla differenza uomo – donna e dalla specializzazione destra – sinistra.
Essere uomini mancini emotivi comporta modalità di scelta molto differenti da una donna destrimane razionale.
Potremmo aggiungere anche i fattori ambientali: nascere in estate o in inverno, con certe configurazioni astrali piuttosto che altre comporta influenze che ci inseriscono in categorie definite dagli oroscopi e dagli elementi. Se la luna piena influenza il vino e le maree figuriamoci gli esseri umani...
E gli avi dove li mettiamo? Il patrimonio genetico?
Come se non bastasse su tutto questo cala il fattore esperienza ovvero come i fatti accaduti nella nostra vita, gli studi, le persone frequentate, hanno forgiato la nostra vita, il nostro carattere, il nostro corpo.
Siamo veramente unici!
Forse troppo perché ci sono sempre tentativi per “guidare” le nostre scelte: i mass media, la pubblicità, i partiti, le chiese, i fan-club, i social-network, le istituzioni militari, le università, i gruppi d’acquisto, e chi più ne ha più ne metta, ma nonostante tutte queste “influenze” ognuno si ritrova nella solitudine del proprio io a dover prendere delle decisioni.
Grandi e piccole. E medie.
Tutto quello che è già successo nella nostra vita ci ha portato su una via, ma è la singola scelta del qui e ora che ci può far continuare sulla stessa via o farci cambiare strada.
Daniele Arnaldo Giorcelli