Breve premessa storica: il passato
Tre sono gli stili che potremmo chiamare “standard” nel mondo dello shiatsu e che corrispondono ad una evoluzione storica ben identificabile. Tra virgolette ho aggiunto una ulteriore descrizione di questi stili secondo una visione “musicale”.

1 shiatsu per punti o “shiatsu diapason”
Il primi pionieri ad utilizzare un insieme di manovre che chiamavano nel complesso shi-atsu non appartenevano ad una scuola precisa ma erano piuttosto una costellazione di singoli medici e terapisti esperti in tecniche manuali che utilizzavano un approccio basato soprattutto sullo tsubo. Qualcosa che oggi potremmo chiamare come digitopressione. Ognuno di loro praticava uno stile molto personale che attraverso strategie uniche sebbene simili, utilizzavano il patrimonio di conoscenze della medicina tradizionale cinese integrandolo con varie manovre tipiche giapponesi. Era uno shiatsu molto orientato alle pressioni portate a pollici sovrapposti. Il punto di forza di ogni shiatsuka che si cimenti con questo orientamento deve essere la totale padronanza dei livelli di pressione sia in ingresso che in uscita. Questo crea un effetto di risonanza (diapason) sullo tsubo che può creare riflessi anche lontani.

2 shiatsu per linee di punti o “shiatsu ritmico”
In seguito fece la sua comparsa la prima vera grande scuola di shiatsu, quella di Tokujiro Namikoshi che ebbe diversi meriti. Fece riconoscere il suo stile e la sua scuola dal governo giapponese, elaborò una precisa metodica di pratica e di insegnamento. Interessante che presentasse come teoria quella medico scientifica moderna e occidentale, ovvero non prevedesse in alcun modo il concetto di KI / QI / PRANA del modello “energetico” tradizionale orientale. Il suo stile è sempre caratterizzato da pressioni su tsubo portate soprattutto a pollici sovrapposti sebbene gli tsubo non siano presentati come quelli del sistema dell’agopuntura, e che ci siano notevoli innovazioni dal punto di vista operativo quali ritmo e sequenze di punti trattati. Il punto di forza di ogni shiatsuka che si cimenti con questo orientamento è la capacità di impostare un giusto ritmo ed un giusto tipo di tocco e mantenerlo per tutto il trattamento. In questo modo si entra in un “flusso continuo di pressioni” che presto diventano ipnotiche ed estremamente rilassanti e rigeneranti, invitando il corpo-mente di uké ad attivare risposte nei vari distretti ed apparati.

3 shiatsu per canali energetici o “shiatsu corda”
Quasi contemporaneamente si presenta un altro metodo di shiatsu che otterrà un grandissimo successo in tutto il mondo (molto meno in Giappone dove vige il “monopolio” di Namikoshi): lo stile IOKAI / ZEN SHIATSU ovvero quello di Shizuto Masunaga. Masunaga riporta la teoria dello shiatsu nell’alveo della visione tradizionale energetica, sebbene realizzi un modello originale che si discosta dalla classica operatività del medico agopuntore cinese. Molte sono anche in questo stile le innovazioni sia teoriche che pratiche. Troviamo una armonizzazione di teorie antiche e moderne e si presenta lo shiatsu in una chiave del tutto nuova, non vincolata alla sola terapia, ma in modo molto moderno si inizia parlare di tecnica del benessere, olistica, di unità mente-corpo. Per la prima volta vengono presi in considerazione i canali energetici come aspetto centrale del metodo, tralasciando gli tsubo. Viene abbandonato l’uso dei pollici sovrapposti a favore dell’uso delle due mani separate e indipendenti seppur sinergiche tra loro. Il punto di forza di ogni shiatsuka che si cimenti con questo orientamento è la capacità di entrare in empatia con uké e sviluppare una notevole abilità ed indipendenza delle mani. Il frequente lavoro di polarità tra le mani attiva risposte del corpo-mente che vengono spesso percepite come linee o aree di risonanza/vibrazione/attivazione.

Presente e futuro
A partire da queste radici, si sono in seguito sviluppati in tutto il mondo moltissimi stili di shiatsu, quasi tutti derivati dal modello di Masunaga che non essendo vincolato da riconoscimenti istituzionali ed essendo definito in una forma molto più aperta di quello di Namikoshi, ben si prestava a evoluzioni, integrazioni e nuovi sviluppi. I non giapponesi hanno attinto a piene mani dal patrimonio della tradizione orientale e ad esempio in Italia, e più in generale in Europa, la creatività è stata davvero notevole, al punto tale da far affermare a Wataru Ohashi, allievo di Masunaga e fondatore di una delle più grandi scuole di shiatsu con sedi in tutto il mondo:
[…] “La parola shiatsu è entrata nell’uso in Giappone in tempi piuttosto recenti. Prima queste arti venivano definite con molti altri nomi come “shyugi” o “te ate ho”. La parola shiatsu è relativamente nuova. Questa tecnica è stata profondamente influenzata da altre tecniche di manipolazione giapponesi come l’anma e da tecniche cinesi e anche da metodi di manipolazione di origine europea, come il massaggio, la terapia fisica e la chiropratica. Lo shiatsu ha dunque avuto origine da questa base di influenze multi-internazionali ed è stato usato in tutto il mondo per centinaia di anni anche se veniva definito con nomi diversi. Per molto tempo lo shiatsu non ha avuto una identità nazionale, ed è quindi arrogante da parte dei giapponesi, sostenere che sono stati loro a creare e a sviluppare le tecniche dello shiatsu. Nei prossimi 10 anni lo shiatsu sarà ancora maggiormente denazionalizzato, più internazionale e meno giapponese. Accadrà anche che i metodi shiatsu sviluppatisi in Europa e in America ritorneranno in Giappone per essere di nuovo ridefiniti e sviluppati come lo shiatsu originale in Giappone. Questo è il mio sogno, e mi sto impegnando profondamente affinché si realizzi.” […].
Questo scriveva nel 1991 (“Oloshiatsu”, di Santoni-Ohashi, Armenia) e tutto si sta avverando.

La mia esperienza in breve
Ho iniziato a studiare e praticare shiatsu dal 1987 e non ho mai smesso. Ho fatto in continuazione studio, ricerca e sperimentazione per diversi motivi:
1. sono nato per fare shiatsu, mi viene spontaneamente, mi piace, mi realizza, ho inoltre scoperto recentemente che mio padre è stato un guaritore istintivo ed evidentemente qualcosa mi ha trasmesso;
2. ho iniziato nel 1991 a mantenere me stesso e la mia famiglia attraverso lo shiatsu; questo significa che in tutti questi anni HO DOVUTO NECESSARIAMENTE ottenere risultati con i trattamenti shiatsu, non mi bastava indurre un piacevole rilassamento nelle persone; ho dovuto risolvere problemi;
3. qualsiasi cosa abbia inizio ha una fine, nelle relazioni, nel lavoro, anche ciò che ci piace ad un certo punto smette di darci gratificazione, e così con grande terrore ho scoperto ad un certo punto che lo shiatsu a volte mi annoiava, avevo perso lo slancio, il piacere, l’eccitazione nel farlo; avevo perso forza, ki, passione; ho avuto bisogno di andare oltre i 3 metodi standard che già praticavo e conoscevo ed ho iniziato a studiarli più a fondo e poi a cercare una mia via, un mio modello, per ritrovare vita (e risultati) in ciò che facevo;
4. il risultato è stato il mio stile, il Gengo Shiatsu, il linguaggio della pressione, metodo che da molti anni ormai continuo a sviluppare e insegnare con grande soddisfazione mia e dei diplomati e dei professionisti che lo vogliono imparare (è un master post diploma); chi lo ha imparato ed utilizzato ha sempre visto aumentare la propria efficacia nei trattamenti; di fatto è allo stesso tempo qualcosa di assolutamente nuovo ed una integrazione dei tre stili classici.

Lo shiatsu per linee di punti (lo shiatsu ritmico): perché questo metodo
Ogni insegnante di shiatsu sa bene che ogni stile, per quando ben definito o a volte addirittura “blindato” è soggetto ad interpretazione. La MTC è ad interpretazione, pensate a quante scuole di pensiero ci sono. Lo stile di Masunaga è il regno dell’interpretazione. Tutto è a interpretazione, ogni sapere, ogni tecnica. Tutto tende a contaminarsi (in senso buono). Questa è la vita. Ciò che rimane sempre uguale è destinato a morire o a diventare sterile.
Anche lo stile Namikoshi, benché sia molto ben strutturato e definito si presta ad interpretazioni. Il metodo di shiatsu che ho sviluppato in tanti anni e che presento in questo corso di 5 giorni nasce proprio come una mia personale interpretazione dello stile Namikoshi, con il quale mi sono cimentato per molti anni. Ho sempre trovato questo stile molto bello perché essenziale. Molti aspetti che apparentemente sono marginali rivelano ad un attento studio una notevole profondità. Alcuni elementi li ho sempre trovati entusiasmanti e geniali. D’altro canto però ci sono alcune manovre e scelte strategiche che possono essere molto sviluppate, specie se si pensa a tutte le ultime scoperte nel campo delle fasce e del tessuto connettivo. Ho visto questo impulso evolutivo in molti insegnanti della scuola Namikoshi che si sono rivolti ad un appasionato studio della medicina tradizionale cinese.
Per quanto mi riguarda io mi godo tutta la libertà del non dover rappresentare ufficialmente un nome se non il mio e quindi mi sono concesso di creare. Ho cercato di mantenere alcuni elementi dello stile che considero fondamentali ed ho cercato di risolvere alcuni problemi di cui frequentemente si lamentano gli studenti di questo metodo. Ho integrato tecniche e manovre frutto delle scoperte più recenti in tema di fasce ed ho utilizzato tutta la mia esperienza di ormai più di trent’anni di pratica ininterrotta in vari stili e le mie competenze di yoga..
Credo che sia chi conosce già il metodo Namikoshi che chi non lo ha mai praticato, possa trovare soddisfazione nel praticare questo metodo che ho deciso di chiamare semplicemente “lo shiatsu per linee di punti” o “shiatsu ritmico”, per distinguerlo dallo “shiatsu per canali energetici” e dallo “shiatsu orientato agli tsubo”.

Questo è dunque un metodo a sé stante ma che può essere integrato insieme ad altri stili e che è parte integrante del Gengo Shiatsu. Le sue caratteristiche in sintesi sono:

1- pressioni su un punto alla volta con diversi strumenti (pollice, dita, palmo, gomito)
2- ritmicità nella progressione su linee di punti
3- punti scelti secondo criteri di importanza anatomica ed energetica
4- integrazione di teorie antiche e moderne (tsubo MTC, punti marman indiani, punti influenti sulle fasce)
5- le manovre presentate possono essere utilizzate e integrate anche in altri stili
6- kata di base in varie posizioni
7- posizioni di lavoro di torì atte a non affaticare o sovraccaricare le articolazioni di pollici e schiena
8- protocolli di intervento aperti

In questo corso molto intenso si apprenderanno tutti i kata di base che vi permetteranno di operare da subito con un approccio differente e gratificante sia per uké che per torì.
Vi aspetto per condividere la gioia di fare shiatsu.
Daniele Arnaldo Giorcelli