Soprattutto in una civiltà fracassona come la nostra, il silenzio è già di per sè una cura. Se
poi estendiamo il concetto di silenzio al corpo (immobilità) e alla mente (calma e vuoto)
abbiamo la meditazione, pilastro portante della ricerca del Sè.Detto questo, il silenzio
sembra essere quindi il contorno ideale ad un trattamento shiatsu.
Il silenzio per uke, facilita il rilassamento e l'ascolto di sè. Il silenzio per tori, facilita la
concentrazione e l'ascolto dei segnali emessi in varie forme da uke, in quanto spontanei od
in quanto risposta alle stimolazioni operate attraverso la pressione.
Ma...
Facciamo un passo indietro nel tempo (per qualcuno una lunga camminata) e torniamo ai
nostri primi trattamenti shiatsu, quando l'urlo delle nostre caviglie era l'unica "percezione"
del ki, e quando insieme ad i nostri compagni di studio (o di esplorazione?) ci calavamo in
quella dimensione così magica e meravigliosa che è il tocco, specie quando è mediato da
una visione spirituale ed energetica come quella orientale.
Fate mente locale. In genere sono ricordi molto forti, e molto belli, che spesso ci danno la
forza di continuare anche in quelle giornate in cui non sappiamo cosa rispondere ai nostri
figli o ai nostri amici quando ci chiedono: "Ma tu che lavoro fai?".Ora che siete tornati sul
vostro primo futon, sarà facile ricordare anche i vostri amici aspiranti shiatsuka, i vostri
compagni di gioco e di stupore.
Bene. Vi ricordate (ce n'è sempre almeno uno, in ogni gruppo) di quell'amico/a, che
mentre voi eravate in difficoltà nel percepire sensazioni del tipo "duro", "morbido",
"freddo", "caldo", descriveva invece chiare percezioni e visioni mistiche in technicolor? Che
quando voi sentivate l'elemento legno come il ki di un albero, la spinta vitale della
primavera, lui/lei vedeva direttamente la croce di Gesù Cristo? Che passava più tempo
seduto in seiza, di fianco al partner in fase di "centratura" pre-trattamento, che a fare
pressioni?
Ok. Vedo che vi ricordate. Anzi. Da allora ne avete conosciuti diversi, e forse uno ve lo siete
pure sposato. A dire la verità, il tipo "ultra-spirituale" con turbo-aura a vibrazione
multipla, è abbastanza diffuso nel nostro ambiente, e comunque, se non ci fosse,
bisognerebbe inventarlo. Soprattutto per compensare il suo opposto, il "meccanico" dello
shiatsu.

Quello che vi registra al millimetro l'allineamento del bacino, e guai a tornare disassati, che
gli hai rovinato tutto il lavoro, e non hai neanche seguito alla lettera i suoi esercizi
correttivi. E non te ne venire a parlarmi di emozioni, cali energetici e Niueigge, che sono
tutte balle che ciai in testa. La realtà è che mangi da cane e non ti muovi.
Correre! Dieta! Movimento
Ma ritorniamo al nostro amico/a che così facilmente scivola in una dimensione spesso
troppo immaginifica, perdendo il contattto con la realtà fisica del trattamento. Ora, a parte
gli scherzi, non si tratta di criticare, ma anzi, aiutare a fare tesoro, come sempre va fatto,
delle proprie caratteristiche e capacità uniche; utilizzare al meglio i propri punti di forza
cercando di porre attenzione ai propri punti deboli. Ed in questo caso il pericolo per questo
genere di persone è quello di far diventare il trattamento un rito, che richiede assoluto
silenzio, specie da parte di uke, e massima serietà, anzi seriosità da parte di ambedue.
La pressione del silenzio associata alla seriosità di tori può trasformarsi facilmente in una
sensazione di op-pressione da parte di uke, che potrebbe risultarne intimidito (e sentirsi
solo). E anche per tori l'ostinata ostentazione di un silenzio ascetico che non tollera
distrazioni, può in realtà essere un modo per non farsi coinvolgere troppo, mettersi al
riparo da critiche, e comunque proteggersi dietro ad un formalismo che impedisce una
comunicazione più naturale tra i due.

Anche a noi sarà sicuramente capitato, specie agli inizi, che, a metà del trattamento,
mentre eravamo al massimo della concentrazione e ci sentivamo così vicini a quella
persona, rapiti dalla sensazione di vivere un momento molto intenso e importante per tutti
e due, le nostre due vite a contatto, due anime che condividono il ki dell'universo, un
momento così sacro...
...che quello apre gli occhi (orrore!) mi guarda e mi dice che è scomodo (che insulto!), che
si è stufato di farsi toccare la pancia (ma... ma...), e che gli piacerebbe molto se gli facessi
anche un pò la schiena, che lui è venuto apposta! (ma allora non capisce niente il
buzzurro...)
L'errore in quelle occasioni è proprio quello di credere che la bellezza e la sacralità del
momento (in cui io credo fermamente) vadano perdute se chi riceve il trattamento parla, o
si muove, o si lamenta, o ancora se il trattamento non viene eseguito nel più assoluto
silenzio da parte di entrambi.
A volte si evita di parlare o di chiedere ad esempio se la pressione è troppa, per paura di
perdere l'immagine che abbiamo creato o ci hanno affibbiato ed abbiamo accettato, e che
spesso corrisponde a quella di un sensitivo, o indovino, o "luminare", o comunque uno che
sa il fatto suo e che non ha bisogno di chiedere per sapere. Mai. (chi vi ricorda?).
Ed allora ecco che un bel giorno, mentre come sempre, in religioso silenzio, impettito e
tutto vestito di bianco, in perfetto stile ... (mettete voi quello che volete) stai dando il
meglio di te, uke si gira e timidamente ti chiede: "mm..., eeh,... mi scusi se interrompo il
suo lavoro..., posso parlare o la disturbo?". Come se non fosse lui l'oggetto della nostra
attenzione, e noi fossimo impegnati a fare qualcos'altro. Ovvero la quint'essenza della
distanza.
Cosa fare per evitare tutto questo? Ogni tanto, lasciate andare il silenzio, e fate entrare la
vita, con tutte le sue manifestazioni. Evviva dunque i pazienti “impazienti”, che fanno
casino, che puzzano, quelli che sembrano anguille che ti scappano da sotto le mani. Quelli
che hanno la ridarella, che piangono e che soffrono il solletico. Evviva anche i vicini di casa
che mettono la techno, e quel bellissimo e amorevolissimo cucciolo di pastore abruzzese
che abbaia così bene!
Ovvero: "VI AMO, BASTARDI!"
Non fatevi intrappolare dal silenzio. Cercatelo, createlo, ma non siatene dipendenti. Il
successo dipende dal silenzio che avete dentro, non da quello che c'è fuori.
Anche De Mello affermava che la meditazione che preferiva (ei fu) è quella che si fa in una
stanza non troppo lontana dal traffico cittadino, con la possibilità di percepire tutti i
rumori della vita che scorre. Se avete bisogno del silenzio assoluto per concentrarvi, vuol
dire che state mettendo troppa attenzione fuori e non dentro.
Ciò non toglie che non è il caso di cercarsi rogne e programmare la propria meditazione
quotidiana nella mezz'ora di metropolitana del mattino. O fare shiatsu con l'heavy metal.
Anche se... (ma qui mi fermo, non voglio esagerare e rischiare di essere messo al rogo per
eresia).

MA QUESTO CHE SILENZIO E'?
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Anche tra il silenzio e la musica c'è il mare. O la
foresta, i delfini, la pioggia, il vento... e tutti i suoni della natura che vengono ormai
catalogati e registrati, campionati, alterati, utilizzati nella produzione di musiche che
assicurano essere rilassanti e vivificanti in quanto l'ascoltarle ci permette di sentirci in un
ambiente naturale, anche se viviamo tra cemento e plastica con aria condizionata.
E se il silenzio può opprimere e la musica distrarre, cosa meglio dei suoni "naturali" per
accompagnare lo yoga, lo shiatsu, il tai chi e tutte le discipline che cercano di "rilassare" e
"armonizzare" il corpo-mente-spirito? Vero. Però anche qui servono avvertenze e modalità
d'uso. (Di nuovo? Che noia!) In realtà è tutto molto semplice, e non bisogna laurearsi in
agraria per coltivare il proprio orto, essere architetti per spostare qualche mobile, e
omeopati per mettersi un pò di arnica sulla bua. Così non serve essere shiatsukamusicologi
per usare bene anche la pressione dei suoni, della musica o del silenzio. Basta
usare la consapevolezza e l'esperienza, senza fare le cose distrattamente, o perchè sono di
moda.
E chi pratica lo shiatsu ha fatto voto di consapevolezza, dal momento che ci arroghiamo la
capacità di "sentire" scorrere la qualità della vita in un altro essere umano.
Ma cosa ci può essere di sbagliato nel mettere un bel cd suoni della natura come
sottofondo? Perchè ascoltare il delicato ed ovattato rumore della pioggia autunnale che
cade sulle foglie può essere controindicato? PERCHE' SOLO LE MIE ORECCHIE LO
STANNO ASCOLTANDO, E MAGARI IL MIO CORPO MI STA DICENDO CHE FA UN
CALDO BOIA, E QUINDI CHE CACCHIO C'ENTRA QUESTA PIOGGIA? E L'ODORE DEL
MUSCHIO DOV'E'? QUESTO ODORE DI AGLIO E DI PEPERONATA E' QUELLO DEI
BOY SCOUT CHE STANNO CUCINANDO SOTTO LE CANADESI O E' LA MAMMA
MACROBIOTICA DI MARIO CHE GLI STA PREPARANDO IL PRANZO?

È vero che la pioggia è rilassante ma l'ambiente deve essere coerente perchè funzioni
l'effetto che gli scrittori chiamano sospensione dell'incredulità.
L'immaginazione non deve essere deviata. Insomma, se volete usare un'ambientazione
"naturale" come sottofondo, avete bisogno di creare uno spazio fisico "neutro": nè troppo
caldo, nè troppo freddo; possibilmente senza odori e senza richiami troppo forti alle
caratteristiche reali della stagione corrente o del territorio o della stanza.
Addirittura una volta mi è successo di farmi venire un mal di testa perchè mentre facevo un
rilassamento yoga ho messo dei suoni di ruscelli, cinguettii e vento. Peccato che mentre la
mia mente si ostinava a creare un pacifico paesaggio di campagna, il mio naso sentisse
l'odore del gasolio della caldaia ed il mio corpo sentisse il freddo del pavimento. E così, il
prezzo che ho pagato per non voler accettare la stanza così come era e calarmi nel profondo
di me stesso, è stato di cadere nella lacerante lotta tra mente e corpo, dove uno cercava di
convincere l'altro.
Quindi usate pure la musica delle onde dell'oceano, e le oche selvatiche del Canada, ma
attenzione alle controindicazioni alla natura "in pillole". Spesso è molto meglio un genuino
rumore di traffico, che una falsa ambientazione del mulino bianco.
Daniele Arnaldo Giorcelli

RECENSIONI
Hariprasad Chaurasia – KRISHNA’S FLUTE – Oreade Music
La musica indiana non poteva mancare in queste recensioni. Ecco un cd con uno degli
strumenti più adatti all’accompagnamento dello shiatsu: il flauto traverso “bansuri”.
Chaurasia è un vero virtuoso e potete comprare a colpo sicuro qualsiasi sua registrazione.
Sono sicuro che non vi deluderà. In questo caso la musica è particolarmente ipnotica e
diventa presto parte del vostro movimento, senza per questo essere invadente.

Keith Jarrett Trio – CHANGELESS – ECM
Keith Jarret non ha certo bisogno di presentazioni. È uno dei miti del jazz e di tutte le sue
contaminazioni. In questo disco lo scopo dichiarato è quello della riscoperta del Sé, del
proprio centro, della propria natura, di cosa è essenziale, anche nella musica. Può essere
molto interessante paragonare questa “via” occidentale (pianoforte, basso, batteria) a
quella orientale di Chaurasia (flauto bansuri). Anche questo cd, in modo molto discreto, vi
aiuterà a entrare nelle profondità dell’animo.