Innanzi tutto grazie a tutti per l’attenzione che mi state accordando. Sono molte le persone che mi scrivono o mi chiamano per avere ulteriori notizie o per raccontarmi le loro esperienze sull’utilizzo della musica durante il trattamento. Ora che sento tutto questo interesse e so che così tante persone sono come me affascinate dalle potenzialità della musica, mi sento stimolato a osare di più, scoprendo poco a poco le carte delle mie sperimentazioni così poco ortodosse.

Due cuori – un ritmo
Diciamo la verità: nessuno di noi può affermare con certezza di sapere perchè la persona che ha ricevuto il trattamento sta meglio (o peggio!). Certo, a proposito abbiamo diverse teorie, ma in sostanza quello che accade è che tutti quelli che operano in qualche modo sulla salute delle persone, non importa se attraverso medicine scientifiche o arti tradizionali, si comportano allo stesso modo. Intervengono, fanno del loro meglio, e poi aspettano che la natura agisca, in curiosa e a volte ansiosa attesa del risultato.
Per noi che facciamo shiatsu è evidente questo ruolo di stimolazione e sostegno dei processi vitali sempre presenti nell'essere umano. E ciò non significa "dare una mano" alla natura. Non ne ha bisogno. La forza della vita è sempre lì, con noi o senza di noi (operatori). Quello che facciamo è aiutare la persona a rimettersi in contatto (consapevolezza) con quella forza e insegnarle a non ostacolarla.
Da questo punto di vista siamo facilitatori e non manipolatori, siamo fulcri su cui la persona fa leva, per innalzarsi ad un livello più soddisfacente di vita.
L'ambiente in cui si svolge questa "reazione chimica" tra paziente e operatore è molto importante, e tra i molti elementi (accennati già in precedenti articoli) la musica può costituire da vero e proprio "catalizzatore".
L'obbiettivo primario che mi pongo in ogni trattamento è sempre quello di entrare non solo in contatto ma anzi in profonda sintonia con la persona che sto trattando.Perchè? Perchè in quella condizione riesco a sentire quasi come se fossero mie, le sensazioni di piacere e di dolore di uke (empatia), e di conseguenza so come e dove premere.Ognuno di noi è una galassia di cellule che vibra ad una certa frequenza, si muove con un certo ritmo, pensa con una certa logica ed evocando particolari immagini e sensazioni sperimenta le proprie emozioni.

Ascoltare la stessa musica (durante il trattamento) è un tentativo di vibrare all'unisono per comunicare, per entrare in risonanza, per incontrarsi, non solo nel punto in cui premo. La scelta della musica diventa a questo punto fondamentale, ed è l'operatore che deve sviluppare sia la capacità di intuire il genere musicale appropriato per quel momento (compreso il silenzio) sia quella di operare al meglio con qualsiasi musica. Ma, come ho già avuto modo di dire, se non siamo sicuri di cosa usare, facciamo domande, e se anche allora non siamo tranquilli, è meglio non usare niente. La musica rappresenta una opportunità di ottenere di più dal trattamento, ma se usata a sproposito si può facilmente trasformare in un ostacolo.

Detto questo, sperimentate e permettevi di sbagliare. E soprattutto non ponetevi limiti. Usate di tutto. E' ovvio che ci sono generi musicali facili e generi più difficili da usare, come ad esempio l'heavy metal o la musica dodecafonica. Però per casi particolari funzionano benissimo. Mi è successo di usare con successo (misurabile a volte dalla rumorosità del russare di uke) anche i Led Zeppelin e i Van Halen. L'unica musica che non uso mai è quella italiana. Per una ragione molto semplice: se nella musica straniera le parole tutto sommato sono un ulteriore strumento (non le capisco, o le capisco con difficoltà), in quella
italiana ovviamente si seguono le parole e non si riesce a "staccare" la mente razionale, e ad abbandonarsi all’ascolto delle sensazioni interne.

Iniziamo a partire da questa puntata un’esplorazione sulle potenzialità (per quanto concerne la pratica dello shiatsu) di alcuni generi musicali. Per ognuno vi consiglierò inoltre alcuni titoli o musicisti che ritengo di sicuro effetto.

Shiatsu blues
“All’inizio del mondo Adamo aveva il blues perché era solo. Allora Dio venne in suo aiuto e creò la donna: e ora tutti hanno il blues”
Willie Dixon

Anche chi non ha sviluppato la propria intelligenza musicale, anche chi “non ha orecchio”, non può rimanere indifferente ascoltando il blues. Il blues è forza, sofferenza, passione. Il blues è una sfida che l’uomo lancia alla vita, è speranza, è amore e dannazione. Il blues è viscerale, ha la capacità di muovere i sentimenti, perché nasce dalla necessità di esprimerli. Anche se inizialmente, il blues era un urlo di dolore che si alzava dalla comunità nera in america, estirpata, soggiogata e snaturalizzata, con il tempo, alla rabbia si sono aggiunte altre emozioni, fino ad arrivare al blues che conosciamo oggi, più metropolitano, ricco di influssi da vari altri generi musicali, ma sempre con una fortissima anima.
Io utilizzo il blues molto spesso nel fare shiatsu, specialmente quando mi trovo di fronte a blocchi emotivi e rigidità mentali. Aiuta a entrare nella propria ombra, ad accettare anche le parti più scure della propria vita. E lo fa, a differenza della musica New Age, non proponendo il paradiso, bensì l’inferno. Alla serenità preferisce la sensualità, al sacro il profano. E forse per questa sua “umanità”, e per questo riconoscerci più in Paperino che in Topolino, che la musica New Age va presa in piccole dosi, mentre il blues può fare da sottofondo alla nostra vita.
Quali musicisti? Io preferisco il vecchio stile: una voce e una chitarra, meglio se acustica. Per esempio T-Bone Walker e Lightnin’ Hopkins tanto per intenderci. L’unico problema con i “vecchi” è che anche le registrazioni spesso non sono all’altezza e ricordano i fonografi a tromba. Altri interpreti che mi piacciono molto sono l’arcinoto Eric Clapton, specie nelle sue performances acustiche (es. “Unplugged”), ma anche in quelle elettriche (es. “Pilgrim”); o anche Muddy Waters, B. B. King (due musicisti con cui si può andare a colpo sicuro) e John Lee Hooker. Ci sono poi altri bluesman che mi piacciono molto ma che eviterei per quanto riguarda lo shiatsu, poiché già troppo “contaminati” dal rock e dal pop o perché sono in fase di continua sperimentazione. Ad esempio Robert Cray, George Benson, Carlos Santana, Stevie Ray Vaughan.
Daniele Arnaldo Giorcelli